Le
parole che dicono…
Le
persone parlano, le parole dicono della cose, però di solito noi sentiamo senza
ascoltare.
Claudio
ed anch’io siamo nati in famiglie “intellettuali”.
A
sette anni egli leggeva Jules Verne. I suoi genitori parlavano e leggevano la
stampa quotidiana in diverse lingue. Seguivano “la critica” ed erano al
corrente delle nuove pubblicazioni, dei film ed avvenimenti culturali.
Suo
padre era ingegnere formato all’università di Gent ed era diventato un
funzionario statale di alto rango.
Sua
madre aveva soggiornato a Roma per imparare l’italiano e in Inghilterra per
imparare l’inglese ed il tennis.
Prima
che io fossi capace di leggere, mi padre mi leggeva le belle storie dell’Antico
Testamento e mia madre mi leggeva i libri della Contesse de Ségur. Si accendeva
la radio per ascoltare il notiziario ma non c’era télévisione.
Mio
padre mi offrì gli album di Tintin appena fui in prima elementare, avevo cinque
anni. Più tardi mi fece scoprire poesie in fiammingo, tedesco, inglese ma soprattutto
francese. Oltre ai classici francesi e inglesi che leggevamo a scuola, mio
padre mi consigliò libri che aveva nella sua biblioteca tra cui “Nikita” di
Tolstoï e “Le anime morti” di Gogol…
Mio
padre suonava fagotto e clarinetto. In pensionato, dalle Suore, mia madre aveva
imparato piano forte. Nell’orchestra dilettante, tra amici, pure lei suonava
clarinetto. Avevamo l’abbonamento all’opera e regolarmente andavamo ai concerti
ed a teatro.
Io
avevo seguito il liceo latino matematica. Sguazzavamo nella grande letteratura.
Claudio ancora di più di me poiché aveva fatto latino-greco, dai benedettini,
(la super scuola dove andavano i figli della grande borghesia e pure i principi
tra cui l’attuale re Filippo del Belgio) e gesuiti perdipiù…
A
quei tempi si conoscevano le poesie a memoria non solo perché era obbligatorio
a scuola ma anche perché eravamo penetrati, posseduti dalla bellezza dei grandi
testi, i Victor Hugo, Lamartine, Vigny, chi più ne vuole più ne metta…
addirittura i poeti latini… Il signor Barbier recitava ancora testi in greco
antico.
Il
liceo che si chiamava “les humanités” significava 6 anni in cui ogni giorno,
ogni giorno, era studio della lingua madre, grammatica, vocabolario,
letteratura… drill militare linguistico… Per aver bocciato due volte, i miei
sei anni erano diventati otto… Otto anni di latino al punto di poter presentare
l’esame di maturità in latino… Le giornate andavano dalle 8 alle 12 e dalle 13
alle 16. Non andavamo a casa, eravamo “interni”. Avevamo libero il mercoledì e sabato
dopo pranzo e la domenica. Non avevamo né radio, né TV, né telefono. né stampa…
Ogni sera avevamo compiti e lo “studio” andava fino alle 22… Ci si alzava alle
6……
La
nostra preside ci diceva “Nessuna è obbligata di venire nella mia scuola. Il
compito della mia scuola e di preparavi a poter entrare in qualsiasi facoltà di
qualsiasi università. Quelle che vogliono fare pianoforte o balletto o hockey
hanno sbagliato indirizzo. Voi siete qui per studiare e solo studiare. Ma
nessuno vi obbliga a stare qui. Se rimanete significa che siete d’accordo col
regime di “disciplina liberamente consentita”…
Era
così, era prima della rivoluzione di Vaticano II e del 1968, era lo stile
“Vieille France”, cioè il classicismo.
Perché
insisto così pesantemente su questo quadro?
Prima
di tutto perché questo, oggi non esiste più o forse ancora nelle scuole private
riservate alle “élites”. Prima del 1968 tutti i bambini avevano la possibilità
di beneficiare del miglior insegnamento e quindi accedere alle professioni più
esigenti. Oggi sono grata di aver potuto ricevere questa educazione e ne vado
fiera.
(Il
sistema educativo europeo è stato modificato alla Conferenza di Lisbona nel
1999-2000 in modo da produrre 90% di consumatori e 10% di quadri – vedi JP
Brighelli https://www.youtube.com/watch?v=xpPuloQdY0Q
https://www.youtube.com/watch?v=ra9nv8umSbk )
Claudio
ed io avevamo ricevuto lo stesso tipo di educazione e cultura.
Quale
non fu la mia sorpresa il giorno in cui egli mi presentò ad un suo amico
dicendo:
“Questa è Anne, arrampica, però non le piace
Johnny…”
Al
ché tutti e due fecero una brutta e triste smorfia…
Johnny
Hallyday…
Certo,
conoscevo Johnny, chi non lo conosceva, però agli standard delle nostre
famiglie, educazione e cultura… Johnny… era scadente sia dal punto di vista musicale
colle urla da rock and roll… che letterario colle parole da analfabeti… eppure,
Claudio era fanatico adoratore di Johnny…
Era
la grande epoca dei Jacques Brel, Georges Brassens, Léo Ferré, non solo grandi
poeti ma anche grandi musicisti… Ma Johnny… nooo…
Lo
presi come uno scherzo, un atteggiamento ridicolo quasi uno snobismo… ma
comunque niente di serio, una gag alla quale stavano tutti i fan che giravano
attorno a Claudio a Freyr. Era come la parola d’ordine di una società segreta…
È
solo lentamente, progressivamente, che iniziai a fare più attenzione a questa
Johnnymania…
Non
so quando Claudio aveva iniziato la sua passione per Johnny, probabilmente fin
dal primo disco.
Claudio
aveva fatto il servizio militare nel 1958, anno della prima canzone di Johnny:
“Je suis seul, désespéré”: sono solo, disperato…
https://fr.wikipedia.org/wiki/Liste_des_chansons_interprétées_par_Johnny_Hallyday
Per
le date delle canzoni mi baso sulle informazioni di Internet, comunque qualche
variazione non cambia il fondo. Una data è certa: quella della sua prima “performance”
in télévisione il 18.IV.1960
https://www.youtube.com/watch?v=u7ZXSVaAIEg
Ovviamente,
all’epoca, un ragazzo di 15 anni (Johnny era nato nel 1943) che urla sul palco
“sono solo, disperato”… fece scalpore… Per tutti gli adolescenti che vivevano
la loro “crisi adolescenziale”, io compresa, fu un colpo di fulmine: un ragazzo
come noi urlava il suo disaggio sul palco, osava urlare che era solo,
disperato…
Gli
adulti furono scioccati: ma come? un ragazzino fa la rock star, si arrotola sul
palco e urla parole rivoluzionarie, provocatorie, completamente all’opposto
della buona educazione? Che cosa succede?
Già
il rock and roll era inconcepibile… Già c’era la follia attorno ad Elvis
Presley… che aveva registrato la sua prima canzone nel 1953.
Johnny,
fin dalla sua prima canzone, “sono solo, disperato” aveva colpito la gioventù
al cuore, aveva espresso il disaggio adolescenziale e diventò “l’idolo dei
giovani” e lo rimase. Anzi rimase l’idolo di questi adolescenti che erano
diventati adulti e gli rimasero fedeli fino alla suo morte ed anche oltre visto
il perdurare del suo successo. Johnny ebbe funerali di stato ritrasmessi per
televisione, con milioni di fan presenti e gli altri incollati al televisore.
Il
personaggio di Johnny è interessante. Grosso modo egli fu abbandonato da suo
padre, sua madre era una “artista”. Difatti, il bambino nacque e crebbe in un
ambiente “artistico” di musica, palco, spettacolo, vita “alternativa”, vero
saltimbanco corpo e anima. In pratica, a quindici anni, egli aveva già quindici
anni di carriera artistica alle spalle.
Quindi,
nel 1958 quando Johnny urla che è solo, disperato, Claudio a 20 anni ed è a
militare. Cioè dalla famosa pagella del 1952, sono passati 6 anni di drammi:
conflitti con le scuole ed incomprensione coi suoi genitori che non capirono mai
perché di punt’in bianco il loro figlio smise di studiare e non fece più
nient’altro che arrampicare su rocce…
Sua
mamma, anche se non era d’accordo con l’andazzo del figlio tentò di trovare un
modus vivendi mentre il suo padre rimase inflessibile.
Se
Claudio fosse stato un ragazzino “normale” la sua passione per Johnny non
sarebbe comprensibile, invece se si ipotizza che a scuola abbia o subito o
assistito a “violenze” delle quali non gli era possibile parlare, si apre una
tutt’altra prospettiva.
Claudio
si trovava davanti ad un muro, non aveva nessuno a chi poter spiegare il suo
problema: era veramente da solo a portare il “segreto” che gli rodeva l’anima.
Dal 1955 Claudio fu socio del Club Alpino Belga e frequentò le falesie di Freyr
dove poté sfogarsi in roccia e coi compagni, ma nemmeno lì poteva parlare
dei suoi problemi intimi. I suoi compagni non sapranno mai nulla della sua
situazione né intima, né di famiglia. Certo, si sapeva che non lavorava ma
niente di più. Si raccontava che aveva ereditato da sua nonna o da uno zio
ricco in America… Quando la gente non sa, inventa…
Ed
ecco di botto la canzone di Johnny, ma che cosa dice?
Je suis seul Désespéré Quand je les vois par
la main Tous les amoureux moi je sais bien Cet amour-là je ne le connaîtrai pas
Il ne sera jamais pour moi Je suis seul Désespéré Tu as beau parler d'amour Je
suis seul presque toujours Au milieu de mes tourments Je me dis que tu me mens
La vie, la vie c'est bien joli Moi j'ai peur d'être un jour trahi Et ton amour,
tu peux me jurer Je sais bien qu'un jour tu me feras crier Je suis seul suis
seul Désespéré Je suis seul Désespéré Source : LyricFind
Traduzione
Sono solo Disperato
Quando li vedo (tenendosi) per mano Tutti gli amanti io lo so bene Questo amore
non lo conoscerò Non sarà mai per me Sono solo Disperato puoi ben parlare d'amore Sono quasi sempre solo In
mezzo ai miei tormenti mi dico che mi stai mentendo La vita, la vita è ben
bello Ho paura di essere tradito un giorno E il tuo amore, puoi giurarmelo So
benissimo, giorno mi farai urlare sono
solo sono solo disperato sono solo disperato Fonte: LyricFind
Mi confidò che aveva
pianto molto perché aveva da sempre saputo che visto che non lavorava, che non
aveva né professione, né stipendio, non avrebbe mai potuto sposarsi né avere
una famiglia, aveva pianto perché non avrebbe mai avuto figli…
Nel 1962, Johhny canta
che è “l’idolo dei giovani”.
Nel 1961, Claudio ha
realizzato il concatenamento delle Tre Cime, nel 1962 è all’apoteosi della sua
attività, va da un impresa straordinaria a un'altra… ed è in qualche modo
l’idolo dei rocciatori.
Johnny canta: “La gente mi chiama l'idolo dei giovani C'è anche qualcuno che mi
invidia. Ma se nella vita sapessero quanto sono solo, quanto sono solo…”
https://www.youtube.com/watch?v=fiFYcBrpQAo
Les gens
m'appellent l'idole des jeunes Il en est même qui m'envient Mais ils ne savent
pas dans la vie Que parfois je m'ennuie Je cherche celle qui serait mienne Mais
comment faire pour la trouver Le temps s'en va, le temps m'entraîne Je ne fais
que passer Dans la nuit je file tout seul de ville en ville
Je ne suis qu'une pierre qui roule toujours J'ai bien la fortune et plus et mon
nom partout dans la rue Pourtant je cherche tout simplement l'amour Plus d'une
fille souvent me guette Quand s'éteignent les projecteurs Soudain sur moi elles
se jettent Mais pas une dans mon coeur Dans la nuit je file tout seul de ville
en ville Je ne suis qu' une pierre qui roule toujours Il me faut rire et danser
puis le spectacle terminé S'en aller ailleurs au lever du jour Les gens
m'appellent l'idole des jeunes Il en est même qui m'envient Mais s'ils pouvaient
savoir dans la vie Combien tout seul je suis Combien tout seul je suis
Source : Musixmatch
La gente mi
chiama l'idolo dei giovani. C'è anche chi mi invidia Ma non lo sanno nella vita
Che a volte mi annoio cerco quella che sarebbe mia Ma come la trovo Il tempo
passa, il tempo mi porta via, sono solo di passaggio. Nella notte vado da solo
di città in città Sono solo una pietra che rotola sempre, ho una fortuna e
anche di più e il mio nome è ovunque Eppure cerco semplicemente l'amore Più di
una ragazza spesso mi aspetta Quando i riflettori si spengono All'improvviso si
lanciano su di me Ma nessuna nel mio cuore Di notte vado solo di città in città
Sono solo una pietra che rotola sempre, devo ridere e ballare, poi lo
spettacolo finisce All'alba vai da qualche altra parte La gente mi chiama
l'idolo dei giovani C'è anche qualcuno che mi invidia. Ma se nella vita
sapessero quanto sono solo, quanto sono solo…
Sempre di
più Claudio va ai festival e ai concerti sia dei Rolling Stones che di Johnny.
Qui
s’inserisce l’épisodio del suo ciondolo:
Il
ciondolo o come nasce la leggenda
Non
dico che non ci sono stati altri ciondoli o altre pietre o collane, dico che su
nessuna foto si vede Claudio con un altro ciondolo, pietra o collana come
quello sulla foto con Lino Lacedelli alle Tre Cime il 9.VII.72
Nelle
sue cose non ho trovato nessun’altro né ciondolo, né pietra.
Quindi
voglio raccontare la storia del ciondolo che ho qui davanti a me.
Claudio
aveva trovato in Johnny Hallyday un anima gemella perché cantava “sono solo,
disperato…”
Claudio
aveva scritto a Johnny per chiedergli di arrampicare insieme, ma Johnny aveva
risposto, no grazie…
Comunque
Claudio seguiva i dischi e i concerti con passione.
Tra
queste canzoni ce n’è una bizarra… dal testo caotico e assurdo :
Voyage au pays des vivants
1969 Viaggio al paese dei
vivi 1969
Le jour de ma
naissance Il
giorno della mia nascità
Un scarabée est mort uno scarabeo è
morto
Je le porte autour de mon cou lo porto al collo
Fleur de porcelaine fiore di porcellana
Aux parfums interdits dai profumi vietati
Je n'accepterai que les fous non accetterò che i pazzi
Je ne recommencerai jamais Non ricomincerò mai
ce que j'ai fait ciò che ho
fatto
Oh non, non, oh ! Oh no…
Jouets de soldats morts Gioccatoli di
soldati morti
Poursuivant des enfants che inseguino
bambini
Ils courent dans ma direction corrono nella mia direzione
Rêvent de musique sognano di
musica
Aux couleurs de cristal dai colori di
cristallo
Qui réclament ma protection che chiedono la mia
protezione
Je ne recommencerai jamais
ce que j'ai fait
Oh non, oh !
Les bras du soleil Le
braccia del sole
Aux ongles de diamant dalle unghie di
diamante
Ont capturé mon esprit hanno catturato
il mio spirito
Sous un ciel de feu sotto un
cielo di fuoco
Mes souvenirs d'amour i miei ricordi d’amore
Reviennent autour de ma vie ritornano attorno alla
mia vita
Je ne recommencerai jamais
ce que j'ai fait
Oh non, oh !
Voleur d'étincelles Ladro
di scintilli
Et fabricant de fièvres e
fabricante delle febbri
Viendra pour arrêter le temps verrà per fermare il
tempo
Et la mort vaincue, e la
morte sconfitta
Non, n'aura pas d'empire no, non avrà
impero
Dans le pays des vivants nel paese dei
vivi…
Je ne recommencerai jamais Non ricomincerò mais
ce que j'ai fait
ciò che ho fatto…
Non, non, non, non, non jamais
Je ne recommencerai
jamais...
Je ne recommencerai jamais
non non non
Je ne recommencerai
Jamais
Jamais, non, jamais !
https://fr.wikipedia.org/wiki/Voyage_au_pays_des_vivants
Long Chris, l’autore di queste parole spiega che aveva trovato sul mercatino
un ciondolo di vetro nel quale c’era un vero scarabeo e inciso al retro la data
15 giugno 1943, che, coïncidenza, è quella della nascita di Johnny…
Il resto del testo sono immagini psichedeliche, spiegate dalle parole
No, no non ricomincerò mai più… con il LSD, l’hashish, ecc… no, no non
ricomincerò mai ciò che ho fatto…
Per Claudio non si tratta di LSD ma delle sue salite: No, no non
ricomincerò mai più quello che ho fatto…
Un giorno mi aveva fatto vedere il famoso ciondolo. È un disco metallico
di 37 mm di diametro con, nel centro, uno scarabeo di ceramica/porcellana? tipo
Egitto antico, largo 10 mm e lungo 15 mm, sospeso ad un laccio di cuoio.
Quando gli chiesi dove l’aveva trovato mi rispose che l’aveva comperato…
sul mercatino…
20€ su https://www.catawiki.com/fr/l/71285835-broche-pendentif-argent-17-g-5-cm-egypte-milieu-du-xxe-siecle
La leggenda racconta che gli era stato regalato da una ragazza, e certi
aggiungono “durante il Festival dell’isola di Wight…” https://www.dailymotion.com/video/xjxi3f
Purtroppo il Festival dell’isola di Wight si
tenne tra il 26 e 31 agosto 1970 allorché Claudio era nelle Dolomiti a fare, il 25 VIII 70
la via Zeni al Ciavazes con Armin e il 31 VIII 70 la Pederiva al Pordoi
con Maurice Fayolle (vedi elenco delle vie)
All’epoca, non aveva né i soldi, né i mezzi di trasporto
“quantico” che gli avrebbero permesso di passare dal 25 al 26 agosto dal Pordoi
a Wight ed essere il 31 agosto sia a Wight che al Pordoi…
Un altro elemento è decisivo: Claudio notava più
scrupolosamente nei suoi quadernetti i concerti di Johnny che le vie percorse, se
fosse andato a Wight l’avrebbe certamente segnato da qualche parte. Purtroppo
non c’è.
Questo per lo scrupolo di esattezza tanto caro a Claudio. Se
poi qualcuno preferisce sognare Claudio al Festival di Wight con una bella
ragazza che gli regala un ciondolo… questa è un’altra storia…
Anna Lauwaert – 30.IX.23
Il 12 dicembre 1976 Johnny venne a cantare a Bruxelles.
Claudio comperò due biglietti, i meno cari, perché bastava poter entrare nella
sala, per il resto, se ne occupava lui… Difatti! Mi disse di vestire un vecchio
jeans, una vecchia camicia, vestiti che si potevano stracciare e scarponi…
ovviamente niente borsetta, niente che si potesse rubare o perdere e
soprattutto avere le mani libere…
Quindi quella sera eravamo tra i primi ad aspettare davanti
all’entrata. Quando le porte furono aperte, in un baleno, Claudio mi prese per
mano e, scavalcando sedie, gente, servizio d’ordine e tutto il resto, mi trascinò,
in un salto, al primo rango, direttamente dietro alle transenne, mi disse di
aggrapparmi con forza alle transenne e di in nessuno modo lasciarmi strappare
via dal mio posto… Io finì per stare in piedi su di una sedia e di calpestare
delle mani… comunque eravamo al primo rango, davanti a noi i bodyguard e poi il
palco… e Johnny a 5 metri… Bèh si… fu grandioso… Appena si entrava nella regola
del gioco, si veniva trasportato dal carisma di Johnny, addirittura dal fascino
della sua musica e così iniziai a capire Claudio.
Tra le parole delle canzoni ce n’erano di sconcertanti ed
anche sconvolgenti.
Esempi:
“Requiem pour un fou”, requiem per un pazzo: un uomo ha
uccido la donna che ama a causa del suo amore troppo grande… “L’amavo tanto che
per tenerla l’ho uccisa”… Non sono parole proprio politicamente corrette e forse
oggi non si potrebbe più cantarle: si verrebbe condannato per incitazione e
apologia di femminicidio.
Era prima della rivoluzione-culturale-cinese europea.
https://www.youtube.com/watch?v=dkdRuWFzuL4
Je vous
préviens, n'approchez pas Que vous soyez flics ou badauds Je tue celui qui fait un
pas Je ne ferai pas de cadeau Éteignez tous vos projecteurs Et baissez vos fusils braqués
Non, je ne vais pas m'envoler sans elle Dites au curé, dites au pasteur Qu'ailleurs, ils aillent se
faire pendre Le Diable est passé de bonne heure Et mon âme n'est
plus à vendre Si vous me laissez cette nuit À l'aube je vous donnerai ma vie
À quoi me servirait ma vie sans elle? Je n'étais qu'un fou, mais par
amour Elle a fait de
moi un fou, un fou d'amour Mon ciel c'étaient ses yeux, sa bouche
Ma vie, c'était son corps, son cœur Je l'aimais tant que pour la garder,
je l'ai tuée Pour
qu'un grand amour vif toujours Il faut qu'il meurt, qu'il meurt
d'amour Le jour se lève, la nuit pâlit Les chasseurs et les chiens ont faim
C'est l'heure de sonner l'hallali La bête doit mourir ce matin Je vais ouvrir
grand les volets Crevez-moi
le cœur, je suis prêt Je veux m'endormir pour toujours près
d'elle Je n'étais qu'un fou, mais par amour Elle a fait de moi un fou, un fou d'amour
Mon ciel c'étaient ses yeux, sa bouche Ma vie, c'était son corps, son cœur Je
l'aimais tant que pour la garder, je l'ai tuée Je ne suis qu'un fou Un fou d'amour, un pauvre
fou Qui meurt Qui, meurt d'amour, oh-oh-oh-oh
Source : Musixmatch
Traduzione:
Vi avviso,
non avvicinatevi. Che siate poliziotti o curiosi, ammazzo chiunque faccia un
passo Non farò regali Spegnete tutti i riflettori E abbassate le pistole
puntate No, non vado volare via senza di lei Dillo al prete, dillo al pastore
Che altrove vanno a impiccarsi Il diavolo è arrivato presto E la mia anima non
è più in vendita Se stasera mi lasci All'alba ti darò la mia vita A cosa
servirebbe la mia vita essere per me senza di lei? Ero solo un pazzo, ma per
amore Lei mi ha fatto un pazzo, un pazzo d'amore Il mio cielo erano i suoi
occhi, la sua bocca La mia vita era il suo corpo, il suo cuore L'amavo finché
per tenerla, l'ho uccisa Così che un grande amore vive sempre Deve morire, deve
morire d'amore Il giorno sorge, la notte tramonta I cacciatori e i cani hanno
fame È ora di suonare l'hallali La bestia deve morire stamattina Spalancherò le
persiane Spezzami il cuore, sono pronto Voglio addormentarmi per sempre accanto
a lei Ero solo un pazzo, ma per amore Mi faceva impazzire, impazzire d'amore Il
mio cielo erano i suoi occhi, la sua bocca La mia vita era il suo corpo, lei
cuore L'ho amata tanto che per mantenerla l'ho uccisa Sono solo un pazzo Un
pazzo d'amore, un povero pazzo Che muore Chi muore d'amore, oh-oh-oh-oh
Johnny
inizia sul palco a 17 anni, ha una carriera di 57 anni, ha tenuto 3253
concerti, 79 albums registrati, 23 films e muore il 5.XII.2017
Quasi tutte
le sue canzoni sono dei successi, qualcuna però spicca come
Gabrielle…
https://www.youtube.com/watch?v=LsoctV9emQg
Gabrielle, mi bruci la
mente, il tuo amore strangola la mia vita
E l'inferno diventa come
la speranza
Perché nelle tue mani
muoio ogni notte
Voglio condividere
qualcosa di diverso dall'amore nel tuo letto
E ascolta la vita e non
rimanere più senza fiato sotto le tue grida
Oh finito, finito per me
Non voglio più vedere la
mia immagine nei tuoi occhi
Dieci anni in catene
senza vedere la luce, fu la mia condanna per amore
E buona fortuna a
chiunque voglia il mio posto
Dieci anni in catene
senza vedere la luce, fu la mia condanna per amore
Mi sono rifiutato di
morire d'amore in catene
Gabrielle, fluttui nel
mio cuore, è un'illusione di dolcezza
E tu canti, è una voce di
bambino
Con cui mi congeli il
sangue
Voglio spiegarti che
confondi il giorno e la notte
Vorrei avvicinarmi a te,
ma tu mi volti le spalle e scappi
Oh, sai davvero cosa vuoi
fare?
Non sarò più schiavo
della tua carne
Dieci anni in catene
senza vedere la luce, fu la mia condanna per amore
E buona fortuna a chi
vuole il mio posto, sì, il mio posto
Dieci anni in catene
senza vedere la luce, fu la mia condanna per amore
Mi sono rifiutato di
morire d'amore in catene
Mi sono rifiutato di
morire d'amore in catene
Mi sono rifiutato di
morire d'amore in catene
Fonte: LyricFind
Però durante il concerto con Claudio, Johnny ne cantò una del
1971 che diventerà forse la più bella: “Que je t’aime” Quanto ti amo
https://www.youtube.com/watch?v=V_o05vQEpQE
https://www.youtube.com/watch?v=7LgMsR-jI1k
https://www.youtube.com/watch?v=PfGstMC6neY
Quando i
tuoi capelli si allargano Come un sole estivo E il tuo cuscino
Sembrano
campi di grano Quando ombra e luce Disegna sul tuo corpo
Montagne,
foreste E isole del tesoro Che ti amo, che ti amo, che ti amo
Che ti amo,
oh che ti amo Quando la tua bocca è morbida Quando il tuo corpo diventa duro Quando
il cielo nei tuoi occhi All'improvviso non più puro Quando le tue mani
vorrebbero Quando le tue dita non osano
Quando la
tua modestia dice di no Con una voce molto piccola
Che ti amo,
che ti amo, che ti amo Che ti amo, che ti amo, che ti amo
Quando non
ti senti più figa E diventi un cane femmina E quando il lupo chiama Finalmente
spezzi le tue catene Quando il tuo primo respiro Finisce con un urlo Quando
sono io a dire di no Quando sei tu a dire di sì Oh quanto ti amo Oh, ti amo Quando
il mio corpo sul tuo corpo Pesante come un cavallo morto Non lo so, non lo so
più Se esiste ancora Quando abbiamo fatto l'amore Come gli altri fanno la
guerra Quando sono il soldato Chi muore e chi lo perde Che ti amo, che ti amo,
che ti amo Che io ti amo Che io ti amo
Fonte:
LyricFind
Quindi quella sera del 12 dicembre 1976, Claudio ed io
eravamo a un concerto come quelli che vedete sui video. Io aggrappata alla
transenna e Claudio alla mia destra… eravamo tutti e due “in trans”… quando
echeggiarono le prime note di “que je t’aime”, Claudio mi afferrò, mi strinse
tra le braccia follemente.
È così capii che per Claudio le parole di Johnny non erano
solo parole di canzoni, artificiali, messe insieme per cercare la rima. Per
Claudio non era “secondo grado” bensì parole vere, al primo grado, dette così
senza veli, né pudore, parole al loro senso primordiale…
Poi Johnny cantò una canzone uscita il 30 giugno del 1976 e
che si vede nel video proprio come noi l’abbiamo vista e vissuta… e nella quale
le parole erano ancora più esplicite: “amami più
forte, impediscimi di distruggermi” e durante la canzone Claudio si mise a vibrare, fremere,
tutto il suo essere tremava e mi stringeva sempre più forte… Era fuori di sé…
Ma l’avrei veramente
capito solo anni più tardi…
https://www.dailymotion.com/video/xnfe2
1976 (Pallavicini / T. Cutugno / adapt P.
Delanoe)
Dietro l'amore
Derrière l'amour Il y a Tout une chaîne De pourquoi Questions que l'on se pose
Il y a des tas de choses Des pleurs qu'on garde sur le cœur Et des regrets et
des rancœurs Des souvenirs éblouissants Et des visions de néant Donne-moi donne
moi ton corps Pour y vivre et pour y mourir Aime-moi, aime-moi plus fort
Empêche-moi de me détruire Derrière ton amour Qu'est-ce qu'il y a Qui est cette
femme auprès de moi Quand tu me dis je t'aime Est-ce bien moi que tu aimes Et
lorsque tu me fais l'amour Est-ce que tu fais vraiment l'amour Derrière ce
grand rideau noir Tu m'interdis d'aller voir Donne-moi donne moi ton corps Pour
y vivre et pour y mourir Aime-moi, aime-moi plus fort Empêche-moi de me
détruire J'ai besoin de tes mains sur moi
Et de ton souffle et de ta voix De tes joies de tes plaintes De tes cris de tes
craintes J'ai tant besoin de ton corps Donne-moi donne moi ton corps
Pour y vivre et pour y mourir Aime-moi, aime-moi plus fort Empêche-moi de me détruire
Traduzione
1976
(Pallavicini / T. Cutugno / adattamento P. Delanoe)
Dietro
l'amore
Dietro
l'amore C'è Un'intera catena Perché Domande che ci poniamo Ci sono molte cose
Grida che portiamo nel cuore E rimpianti e risentimenti Ricordi abbaglianti E
visioni del nulla Dammi, dammi il tuo corpo Vivere lì e morire lì Amami, amami
più forte Impediscimi di distruggermi Dietro il tuo amore Chi è questa donna
accanto a me? Quando mi dici che ti amo Sono davvero io quello che ami? E
quando fai l'amore con me Stai davvero facendo l'amore? Dietro questa grande
tenda nera Mi proibisci di andare a vedere Dammi, dammi il tuo corpo Vivere lì
e morire lì Amami, amami più forte Impediscimi di distruggermi Ho bisogno delle
tue mani su di me
E con il
tuo respiro e la tua voce Delle tue gioie delle tue lamentele
Dei tuoi
pianti delle tue paure Ho così tanto bisogno del tuo corpo
Dammi,
dammi il tuo corpo Vivere lì e morire lì Amami, amami più forte Impediscimi di
distruggermi
Il concerto di Johnny, per me, fu una rivelazione perché
aveva svelato il fondo dell’anima di Claudio: “sono solo, disperato, amami più
forte, impediscimi di distruggermi…”
Claudio era rimasto grande ammiratore dei classici francesi.
Nel 1975, durante un viaggio coi suoi genitori, a Saint Malò, egli non aveva
dormito nella stanza riservata in albergo ma era andato col saccopelo a
bivaccare al piede della tomba di Chateaubriand per “riposare in faccia
all’oceano come il grande uomo”…
Con le parole delle canzoni di Johnny sotto gli occhi è
chiaro che questo non è poesia al senso della poesia che noi abbiamo studiata a
scuola, cioè testi degni del titolo di poesia, che siano poi i classici
francesi o italiani… Le canzoni di Johnny non sono né Baudelaire, né Carducci,
e nemmeno Pascoli… e nemmeno i testi dei cantautori come Fabrizio De André,
Paolo Conte, Luccio Dalla o tanti altri straordinari poeti degni di questo
titolo...
Quindi, nel caso Johnny, non era l’arte della poesia, la raffinata
forma poetica che interessava Claudio bensì il senso primario delle parole e il
coraggio di gridarle apertamente, senza ritegno, paura, pudore… un po’ come quando
Zucchero canta: “ho bisogno d’amore, per dio…” ma Zucchero è più blando,
educato, elegante… Johnny è più “écorché vif” scuoiato vivo, l’anima straziata,
a nudo…
Claudio stesso non riusciva a dirlo, ma riusciva a gridarlo
attraverso le canzoni di Johnny… Difatti, Claudio non era mai diventato adulto.
La sua anima era rimasta prigioniera della? sua infanzia, adolescenza. Oggi si direbbe che non aveva
superato lo shock post traumatico… il ché, purtroppo va nel senso della mia
ipotesi.
Alla fine del 1976, era uscito un disco che non ebbe successo
e ritracciava la storia di Hamlet col tema principale “ Je suis fou…” (sono
pazzo). Era un opera rock ma che fu abbandonata a causa del flop del disco.
Per Claudio, il tema della pazzia era molto presente ed egli
si autodefiniva “paranoico” e diede questo nome ad una delle ultime vie che
aprì nel massiccio di Freyr.
Qualche brano di Hamlet:
https://www.youtube.com/watch?v=ibmJX-tGAO0
https://www.youtube.com/watch?v=w-X5OsbXaMc
https://www.youtube.com/watch?v=CYXVHenesQU
https://www.youtube.com/watch?v=rMbvYhYdiqk
https://www.youtube.com/watch?v=6a3969YS4f0
Ero riuscita a procurarmi il disco e lo ascoltammo durante la vigilia di
Natale. Claudio doveva presenziare alla cena coi suoi genitori. Io lo aspettavo
nel suo appartamento accanto. Durante tutta la cena egli si serviva, poi, col
bicchiere di champagne, faceva un andata col piatto pieno da me e ritornava col
piatto vuoto. Ci divertimmo…
Quando molto più tardi lo raccontai a sua madre mi rispose che non
avevano capito quel curioso comportamento ma siccome egli sembrava felice, i
suoi genitori non osarono fare domande per paura degli scatti di malumore che
spesso rovinavano la loro convivenza.
Con l’uscita del libro di Monica che come titolo riprende le
parole angosciate di Claudio, “Dimmi che mi ami”… mi sono tornate in mente queste
parole delle canzoni di Johnny… parole che erano state dei gridi di aiuto,
degli SOS d’amore… e che s’iscrivono nella mia ipotesi di dramma vissuto durante
la sua infanzia… Parole che nessuno aveva prese sul serio…
Come già detto: nei documenti di Claudio trovai un cartoncino
che tra il 1968 e il 1973 elenca 23 nomi femminili con una statistica sotto
forma di segni: cerchietto, crocetta, stellina ecc a destra dei nomi… Erano state
amiche molto intime. Purtroppo nessuna di noi è stata capace ad ispiragli
fiducia al punto di permettergli di vuotare il sacco…
Claudio muore da solo, cadendo da una falesia lungo la Mosa,
non a Freyr, ma in un massiccio che si chiama “le Paradou” il paradiso… aveva
39 anni, come Emilio Comici…
Claudio aveva soccumbuto a, come diceva Pavese, “il cancro
che rode l’anima”, perché nessuno aveva ascoltato cosa dicevano le parole.
Anna Lauwaert 12.IV.24
I testi delle canzoni e le traduzioni provengono da Internet
e Youtube.
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