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A Locarno : L’odissea di Paddy




copyright Anna Lauwaert 2004


Tutta questa faccenda iniziò una mattina alle sette meno cinque, sì, esattamente alle sei cinquanta cinque quando la Bimba chiamò il suo cagnolino e gli disse molto seriamente:
-“ Ascoltami bene. Oggi tu devi stare a casa. No, oggi è escluso che tu venga con me, assolutamente. Io devo andare dal dentista perché mi fa molto male questo dente.”
-“ Bè, non è mica la prima volta che vai dal dentista e che ti aspetto in macchina.” – pensò Paddy.
-“ Sì, ma non questa volta. No, non guardarmi cosi, non è <una cosa da niente>, anzi è un’operazione delicata.”
-“ Ma chi sa cosa ti faranno?”
-“ Ebbene il dentista mi farà una grossa puntura per addormentare tutta la mascella e poi dovrà fare un’operazione per estrarre questa radice complicata di un dente del giudizio che per forza  deve essere tolto.”
-“ Ma io posso ben aspettarti in macchina come al solito.”
-“ No, perché oggi farà un caldo asfissiante ed io non sarò tranquilla di saperti in macchina, tanto più che non smetterai di abbaiare e che la gente chiamerà la polizia e dopo ti porteranno via al canile...”
-“ E se prometto di non abbaiare ”
-“ Paddy... lo sai bene che quel dentista si trova in via del sole dove non c’è un filo d’ombra...”
-“ Pero...”
-“Accidenti! – gridò tutto di un tratto la Bimba che perse il controllo – se ho detto di no è perché è di no! Punto basta! In questa macchina in pieno sole durante tre ore, tu muori! Capito?   Fila a cuccia !”
-“Waw!... – pensò Paddy – non l’ho mai vista cosi... qui capita qualcosa d’inconsueto...” ed egli andò a sdraiarsi nella sua cesta, si arrotolò in una pallina piccola piccola e nascose il suo musetto tra le zampette per nascondere quanto era mortificato.
Intanto sentì la Bimba uscire da casa e chiudere la porta, poi girarono le chiavi nelle serrature, si sentì il suo passo che saliva le scale, il cigolio del cancello, l’automobile, il rumore del motore che si allontanava e poi ... fu il silenzio e la solitudine...

-“ Bè? – chiese il gatto Charly che era appena entrato dalla porta della terrazza che era rimasta aperta – cosa stai qui a fare, da solo?”
-“ Non lo so – disse Paddy – la Bimba è andata via senza di me... Era sconvolta... deve andare dal dentista...”
-“ Mamma mia! – disse Charly – io lo so com’è dal dentista... ti ricordi quando ho perso quel canino e che hanno dovuto togliermi l’altro... Fortuna che la Bimba era venuta con me... perché io da solo...”
-“ Ma io volevo andare con lei, è lei che non ha voluto... “
-“ Da sola dal dentista...No, no, no... “ – disse Charly scuotendo la testa con una smorfia di rimprovero .
-“ Da sola tout court! – replicò Paddy – e senza che io possa vegliare su di lei!  Senza che io possa proteggerla ... Oddio oddio... senza di me, cosi da sola nella jungla della città... con tutti questi brutti uomini, gatti randagi, cani sciolti... addirittura piccioni viaggiatori... Bimba, Bimba... non ti rendi conto dei pericoli ai quali   vai incontro... ”
-“ Metti una mano alla coscienza – disse Charly aggrottando le sopraciglia - salta giù dal balcone e se corri un po’, arrivi dal dentista prima di lei, poi ti sdrai all’ombra sotto la macchina e l’aspetti... ti pare?”
-“ Già! – disse Paddy – hai proprio ragione... Tanto è tutta discesa e alla velocità che guida lei... se prendo la scorciatoia della strada vecchia, arrivo per primo di sicuro!”
-“ Ma la macchina, la saprai riconoscere? Saprai trovare l’indirizzo... come farai a trovare il posto?”
-“Chiederò ... e poi io il fiuto c’è l’ho ! la seguirò alla traccia del suo odore...”
-“ Ma l’odore della macchina?”
-“ Meglio ancora! quella macchina ha un’odore unico al mondo.”
-“ Decisamente voi cani non smetterete mai di stupirmi ...” – disse Charly.
-“ Ma è ben anche colpa tua se quella macchina emette puzza come un’antenna della televisione... Non sei tu che spruzzi il tuo biglietto da visita sulle gomme ogni volta che passi davanti?”
-“ Ma sì, ma quello è perché lo fa il Pipo... Non vuoi mica lasciare l’odore del Pipo della Ursula sulla macchina della nostra Bimba... E poi c’è l’odore anche di quelle faine che non hanno ritegno e poi anche tutti gli escrementi di quei maleducati uccelli che dormono nella tuia ed impiastrano l’automobilina bianca con colate viola piene di ciliege e  mirtilli... Non sono solo io...”
-“ Comunque odore inconfondibile... se ci aggiungi il mio e poi anche il Chanel della Bimba ... inconfondibilissimo! “

Paddy saltò dal balcone e si avviò verso la strada dov’era posteggiato il furgone di Marcolino che stava portando le pecore ad un altro pascolo.
-“ Eh, Bianchino dove vai?” – gridò una pecora giovane che era tutta eccitata perché era la prima volta che andava in giro sul furgone.
-“ Vado in giù...Anche voi? “
-“ Si, si, anche noi, dai salta su che ci facciamo una chiachieratina... che modello di pecora sei tu?” chiese la giovane pecora.
-“ Io non sono una pecora, io sono un cane se vuoi ben guardare questi denti impressionanti...” – disse Paddy col coraggio dell’intrepido paladino che corre alla riscossa degli indifesi.



-“ Un cane! ma sei cosi carino tutto ricciolo e  biancognolo ... sembri proprio un agnellino...”
-“Ascoltami bene Puppa... io non sono biancognolo, sono bianco e beige che è molto pregiato e sono un cane, uno di quelli seri... un cane pastore... uno di quelli che morde nei polpacci di quelle pecorelle che credono di andare a fare le smarritelle, prima ancora che abbiano finito di pensarci... capito... ci siamo intesi?...”
-“ Ma davvero mangi gli agnellini?...” chiese la pecorella un po’ spaventata per aver attaccato bottone imprudentemente con uno sconosciuto.
-“Ma no sciocca, i cani proteggono le pecorelle contro i lupi che loro... sì... loro sbranano le sbadatine che si allontanano nei sottoboschetti...”
-“ Fai bene di dirglielo perché questa è proprio un’oca giuliva!” – annuì la grossa mamma pecora con una strizzatina d’occhio.
-“ E allora – disse Paddy su di un tono magistrale- tenete a mente che anche ai lupi l’appetito viene mangiando, Parola di Paddy...” Poi Paddy fece l’occhiolino alla mamma pecora e saltò giù dal furgone perché erano arrivati al bivio dove le loro strade si separavano.

Paddy dedusse la direzione da seguire dal rumore del fiume e dal profumo delle camelie, percorse tutta la Via Vallemaggia, attraversò i sobborghi della città ed arrivò in Piazza Sant’Antonio dove due leoni erano sdraiati ai piedi del Barone Marcacci.



-“ Salve ragazzi – disse Paddy facendo lo spiritoso per nascondere la sua timidezza – siamo proprio alla fonte, vedo...” ed egli bevette a lungo l’acqua limpida e fresca che zampillava allegramente nella vaschetta. I leoni non fecero nemmeno finta di vederlo perché erano abituati alle riflessioni ridicole dei turisti. Ma Paddy non voleva chiedere la strada cosi prosaicamente, di punt’in bianco: un po’ di creanza non guasta.
-“ Avete qui una villetta comoda e bella fresca...” – disse mostrando il bastimento che stava a ridosso.
-“Chiamala villetta... – disse uno dei leoni – quella è la chiesa di Sant’Antonio ... altro che villetta...”
-“ Ma come? – disse Paddy che volle cancellare la figuraccia con un tratto di erudizione... Sant Antonio accompagnato da leoni... Ma no... è San Gerolamo che faceva la manicure dei leoni, Sant Antonio lui ha i maialini...”
-“ Bè si, - disse  l’altro leone che era un po’ più socievole – di solito è cosi ma qui c’è stato un disguido... “
-“ Sentiamo! – disse Paddy - io di disguidi me ne intendo.”
-“ Ecco... - disse il leone -  quando è arrivato quel fanciullo che sta qui sopra la colonna ha voluto fare il furbo dicendo al santo su di un tono impertinente < Sant’Antonio Abate, senza moglie come fate?> e l’altro che sapeva delle scappatelle della moglie del suo interlocutore ha risposto senza batter ciglio: < Con le moglie dei miei amici, passo dei giorni felici...> ... C’è stato un po’ di freddo... Un angelo che  passa come si suol dire...  Ma San Francesco che passava davvero in quel momento, perché ha la sua garçonnière a due passi, aveva sentito e richiamò il suo compare all’ordine... < Antonio, per bacco, un po’ di ritegno... è questo un modo di parlare, proprio ad un frammassone? > E cosi per richiamare Antonio all’umiltà gli hanno tolto i maialini e siamo venuti noi a tenere sotto controllo sia il prete che l’altro gradasso... “
-“ Si – aggiunse il primo leone con sufficienza – abbiamo sotto controllo diversi gradassi... ragion per cui siamo addirittura  sulla bandiera della polizia...”
Alla parola “polizia” Paddy si ricordò per quale motivo era in giro da solo, bevette ancora un sorsetto, ringraziò e si affrettò dritto davanti a se, dimenticando di chiedere la strada...

Sicché, egli trovò una stradetta molto discendente, poi una piazzetta che si affacciava ad un’altra un po’ più vasta e si apprestò ad attraversarla.
-“Eh no ragazzo! “ – disse una voce professionista.
Paddy alzò lo sguardo e lì, davanti a se, dall’altra parte della strada, stava un bellissimo esemplare di pastore tedesco tenuto al guinzaglio da un poliziotto.
-“ Caspiterina! che figurino! – rispose Paddy – ma parli italiano? Come ti chiami?”
-“ Yeah! – disse il pastore tedesco – my name is  Jessey...”
-“ Ma sei inglese? io pensavo che fossi tedesca... “
-“Bè si, ovviamente sono oriunda dalla Germania, ma ho fatto l’addestramento professionale negli States.”
-“E qui cosa fai?”
-“Qui, sono in cura ...”
-“Sei malata? oh che peccato, una creaturina cosi carina...”
-“ No, non sono malata sono sola qua in cura di disintossicazione... “
-“Dall’America?”
-“No, dagli stup...”
-“Scusa – disse Paddy, non viaggio molto... “
-“Si vede -disse Jessey – gli stup, mai sentito della brigata degli stup? Già non segui la tivu... Gli stupefacenti! Io sono un cane da dogana, controllo tutto il valico, merce, individui, mezzi di trasporto, carrozze della ferrovia...pattuglie notturni... voli in elicottero... 
-“ Il tuo sguardo è davvero stupefacente...” mormorò Paddy con soggezione.
-“ Ah, ma quello è solo perché ho ancora un po’ la pupilla dilatata...”
-“ Sei stata dall’oculista, guarda che caso, la mia Bimba è dal dentista...”
-“ Ma no, è perché a furia di sniffare per professione uno finisce per sniffare per piacere eccoloqua il perché...e allora mi mandano in campagna, al verde... a regolare il traffico... ”
-“ Ti tengono bene allora...”
-“ Insomma col mio curriculum, va da se... una che ha la medaglia al merito, una specie di Légion d’honneur, se sai cos’è... “
-“ Al merito di che?” chiese Paddy sempre più impressionato.
-“ Al merito di aver salvato la vita di un uomo...”
-“ Hai fatto questo? ... è la prima volta che incontro un eroe, me la racconti...”
Ovviamente la canelupodogagniera che era un po’ gasata aspettava solo quello anche perché nel suo reggimento ormai tutti conoscevano la faccenda e quindi più nessuno ne riparlava.
-“ Ecco - disse Jessey – è stata un’operazione fulminea come sono le nostre: è arrivato un tizio che a me è subito stato sospetto, gli sono andata addosso e quando il mio verdino m’ha detto dai Jessey cerca, cerca, io a quel tipo ho strappato mezza pancia che era piena di bollas ...”
-“ Che orrore... “ – disse Paddy con disgusto.
-“Come che orrore – replicò Jessey col sangue freddo della sua arma - se non fosse stato per me quello sarebbe morto, invece cosi l’hanno subito portato in ospedale e visto in tempo che aveva l’appendicite perforante... indi medaglia, discorso e brindisi... Il capitano de verdini ha aggiunto che meritavo un  relax...”
-“E chi sono i verdini?”
-“Bè, i doganieri non hai mai visto che sono tutti verdi? Invece guarda questo è un azzurrino della polizia comunale, ragazzo molto più calmo... Devo dire che da noi sono un po’ eccitati, il mestiere è pericoloso e poi c’è chi fa il Clint Eastwood,   l’altro si prende per Kojak, qui a regola si limitano al commissario Kress o Navarro bravi ragazzi insomma... Addirittura c’è n’è uno che si prende per  David Lansky e quello mi prende con se sulla sua Harley Davidson...
- “ E perché non volevi lasciarmi  attraversare la strada?”...
-“ Perché ci sono i divieti di circolazione ed i sensi unici, ovviamente...”
-“ Gia – disse Paddy – e lo sai tu perché ce ne sono cosi tanti?”
-“ Certo che lo so! Ecco, lì abita il sindaco, nell’altra strada abita un famoso avvocato, nell’altra un grande dottore, qui di fronte un professore, e là un artista che récita di notte, e cosi di seguito... Se la plebe passa sotto le loro finestre quegli egregi non chiudono più l’occhio. Come fa un sindaco a governare una città se è stanco o un giudice a sentenziare se è stressato... Per forza canalizzare il traffico e l’inquinamento fonico ...” 
-“Vieni Gelsomina – disse a sorpresa l’azzurrino – è l’ora dell’uscita della scuola, andiamo a salutare i bambini... e regolare il traffico del merlo bianco sulle zebrature gialle... ”
Paddy rimase di stucco non solo per il gergo tecnico ma anche perché  Jessey-Gelsomina non aveva detto un cip, aveva scoccato i talloni, fatto dietrofront ed era ripartita in missione come il commissario Rex in persona. Stupefacente davvero!

-“ Adesso? - si chiese Paddy – dove vado?”
E visto che non sapeva dove andare seguì semplicemente l’unica segnaletica possibile in questo dedalo di sensi unici.



Dopo aver giravoltato parecchio arrivò in un grande spazio rotondo attorno al quale giravano molte macchine che facevano, a velocità sconsiderata, la corsa tra di loro.
-“ Cosa sarà ?” – si chiese Paddy che si mise a girare insieme alle macchine. Poi vide scritto che era Piazza Castello.
Evidentemente, una cosa cosi grande doveva essere un castello cioè il basamento di cemento armato per il castello che probabilmente avrebbero costruito quando i crediti sarebbero stati stanziati, magari nella prossima legislatura... se non c’erano ricorsi, s’intende... Ma qui c’era davvero da costruire qualcosa... anche se a Paddy sarebbe piaciuto di più uno stagno colle anatre o le montagne russe, o ecco, una foresta tropicale con scimmie che fanno le trapeziste. Paddy adorava le scimmie, anche lui aveva la coda, ma loro, una coda cosi, alla quale puoi appenderti! Questo era proprio il sogno della sua vita: poter appendersi per la coda e far marameo con le quattro zampe! Bè si poteva organizzare qualcosa e far sponsorizzare lo spettacolo da un carrozziere, visto che il traffico attorno avrebbe sicuramente avuto le sue accartoccianti perturbazioni...



Poi Paddy passò davanti ad una casupola vecchiotta che forse era stata un castellino nei tempi molto passati ma che adesso non si vedeva nemmeno più accanto a quel bellissimo enorme  muro nuovo e liscio e poi un po’ più in là un altro muro lunghissimo tutto a cubetti, un paradiso per uccelli nidificatori o una palestra per arrampicatori. Un muro proprio di una rara bellezza, lungo 300m sul quale si poteva fare la traversata più lunga della storia dell’alpinismo... Oppure,  anche, tanto che si parlava di arrampicare, un muro per gatti come Charly che ogni tanto si arrampicava sulle tende. Qui a Locarno la fantasia non aveva limite!



Comunque Paddy si strappò dai suoi pensieri e vide che era ritornato un po’ sbadatamente nel centro città dove la gente si affrettava sotto i portici come una colonna di formiche.


-“Meglio allontanarsi” – pensò Paddy tanto più che cominciava ad aver sete e cosi corse verso il parco antistante dove incontrò per primo un toro infuriato al quale avevano tolto la mandria di mucche.



E siccome nel DNA di Paddy echeggiavano ancora le furie dei yack ancestrali, egli si fece piccolo e scappò verso la fontana della quale si sentiva il dolce mormorio. Pero quando arrivò davanti, si fermò di colpo: in mezzo alla vasca era seduta una donna nuda che si faceva la pedicure, cosi in pubblico e lasciava cadere nell’acqua  i trucioli delle unghie che si stava limando.
-“Bèèèè – pensò Paddy – che schifo... non berrò mica acqua di piedi...” e corse via, deciso a riprendere contatto con Gelsomina per denunciare il fattaccio.



Ora pressava un piccolo bisogno ed al momento in cui Paddy raggiunse un isolotto di prato verde egli alzò la zampina quando sentì una voce rauca che gli disse da dietro:
-“Hei, tipo, guarda che qui non puoi...”
Paddy un po’ sorpreso si guardò alle spalle e vide un cagnaccio nero tutto arruffato.
-“ Come qui non posso?”
-“ Non sai leggere delle volte? Non vedi il cartello “qui non puoi”?
Di fatti, sì, era scritto cosi su di un piccolo cartello e Paddy non ci aveva fatto a caso...
-“ Ma chi sa perché qui non si potrebbe - chiese Paddy - fa molto piacere all’erba ed alle piante... “
-“ Ma non fa piacere a me perché qui, io, sono a casa mia – disse il buzzurro arruffato – qui commando io, non saranno mica gli stranieri a venire qua a dettar legge...”



-“Ah! ecco! – esclamò Paddy - la Legge! è ovvio. Qui io ho diritto di esprimermi perché io le contribuzioni le pago, guarda qua al mio collarino rosso, c’ho la medaglietta del Cantone... e tu? fai vedere? ce l’hai la medaglietta ?”
Il cagnaccio guardò stupito.
-“Quale medaglietta, non sono mica dei fanciulli di Maria...”
-“ No – disse Paddy – la medaglietta che prova che sei un cittadino cosciente del suo dovere e che paga le tasse senza eludere il fisco... e siccome vedo che tu non hai né collarino, né medaglietta, mi sa che puoi solo chiudere quella boccaccia perché non sei altro che un ignorante prepotente. Addio!”
Paddy alzò ancora una volta la zampetta e se ne andò senza nemmeno voltarsi indietro e fiero di aver chiodato il becco a quel gaglioffo.  

Fortunatamente poco più lontano egli trovò una bella grande fontana ma questa era troppo alta.



-“ Serve aiuto? – chiese una signorina che stava passando.
-“Bè - disse Paddy -  questi non pensano ai piccoli, fanno le fontane per i grandi.  Non pensano nemmeno agli handicappati, figuriamoci i cagnolini...”
-“ Non si preoccupi – disse la signorina, l’aiuto io” e questa semplicemente si tolse i vestiti, prese Paddy in braccio e salì con lui nella vasca principale della fontana che era davvero come una piscina.
-“ Ci voleva! - disse Paddy con un sorriso riconoscente a questa deliziosa creatura – cominciavo ad avere sete ed anche i piedi stanchi...”
-“Margherita fai il bagno? – gridò una ragazza che passava con la bicicletta, aspetta che vengo anch’io... “
Paddy non crebbe ai suoi occhi: ecco che anche questa depositò la bicicletta contro una palma e si tuffo nella vasca... e dopo poco c’erano una dozzina di queste puppine che sguazzavano nella fontana come dei cagnolini.
Ci si sarebbe creduti al mare.


Davanti alla fontana galleggiavano quattro isolotti verdi in mezzo all’oceano di asfalto. Non mancava niente: grosse lampade gialle per abbronzare, una panchina rossa per pisolare e palmieri tropicali come nei film.



-“ Ecco – pensò Paddy – this is an island in the sun. Si vede che Harry Bellafonte veniva qui in vacanza, come queste giovincelle...”
E poi si mise a canticchiare  
-“ Ma lo sa la tua mamma che fai il bagno nella fontana? “- chiese Paddy finalmente ad una di loro.
-“ Sai, mia mamma è una sessantottina, una figlia dei fiori e allora non si meraviglia che noi siamo figlie delle fontane... anzi... ogni tanto viene qui con noi...
-“ Incredibile! Devo dirlo alla Bimba!  – disse Paddy che si ricordò per caso il motivo della sua odissea.
-“ Oddio, oddio, ragazze, devo scappare, grazie di tutto e sicuramente ci rivediamo!!! Com’è interessante la vita e davvero i viaggi formano la gioventù!!!”

Paddy saltò dalla fontana e tutto rinvigorito, col nasino rinfrescato, catturò un’odore che lo lasciò di stucco... odoraccio in verità... questo non l’aveva mai sentito... ed egli corse dritto sul lungo lago fino al Debarcadero ad imbattersi in una fila di dromedari che erano tutti allineati dove nei tempi si posteggiavano le automobili...



-“ Come mai da queste parti?”  - chiese Paddy stupefatto al primo dromedario della fila.
-“ Normale no? – rispose quello – col cambiamento climatico adesso c’installiamo anche qui... “
Paddy aprì grandi occhi increduli.
-“Ma non sei contento? – insistette quell’altro – e poi non siamo mica da soli... Ho dei colleghi che hanno già dei vicini ippopotami e guarda là che ci sono anche i coccodrilli... è la società multietnica, la civiltà  multiculturale,  è il futuro che avanza!”
Stupefatto,  Paddy si girò nella direzione indicata e vide con orrore i coccodrilli che erano sdraiati a prendere il sole sui grandini che dal Debarcadero scendevano nel Lago Maggiore...”
-“ Err, err – disse uno di questi coccodrilli in maniera disgustosamente sarcastica – Non lo sapevi... Non sarai mica uno di quegli sprovveduti che si tuffano nel lago senza chiedersi se ci sono pericoli nascosti...?”



-“ Ma qui i coccodrilli non ci sono mai stati...” balbettò Paddy completamente chocato.
-“ Ottima idea preconcetta – rispose il coccodrillo sempre senza una mossa e nemmeno alzare le sue pesanti palpebre sotto le quali osservava ipocritamente un’anatra che si avvicinava pian pianino – Badi bene signor cane che l’anno scorso qui vicino appena oltre il confine i carabinieri hanno sequestrato sette alligatori californiani... a buon intenditore... “
-“ Pochi  bagni nel Lago...”– aggiunse Paddy con voce tremolante... Poi si voltò verso il dromedario che puzzava di più ma sembrava più pacifico.
-“ Siete qui in tanti? fate conto di restare qua o siete dei turisti?”
-“ No, qui sono solo permessi 50...”
-“ Già – disse Paddy che vide allora il grande segno rotondo con scritto al suo centro  il 50 che nei tempi significava il limite di velocità ma che adesso indicava che qui si poteva posteggiare solo 50 dromedari... Chi sa se per i cammelli  valeva lo stesso codice stradale.
- “ Ma, sa... – disse il dromedario avvicinandosi all’orecchio di Paddy che osservava quella grossa testa dagli enormi denti, con cautela – tra di noi... siamo qua incognito... “
-“ Ah si? – chiese Paddy che era ghiotto di romanzi di spionaggio.
-“ Non è da divulgare... è ancora confidenziale... noi siamo qua per dei lavori... diciamo di prospezione... “
-“ Prospezione di cosa? – chiese Paddy intrigato.
-“ Ebbene, noi, a casa nostra, come bene saprà,  siamo specializzati nei pozzi di petrolio ebbene...hm, hm, hm... siamo qua per delle trivellazioni... “
-“ Qui a Locarno, delle trivellazioni??? – esclamò Paddy – Madimmiasuscemadi! “

Al ché il dromedario pensò che Paddy parlasse un dialetto arabo e quindi si sentì in confidenza e disse sotto voce:
-“ Non lo sapeva che la Svizzera sta cercando il petrolio ... ebbene la prova... je ne vise personne, suivez mon regard...”
E questo dromedario voltò lentamente la testa e fece grandi segni con gli occhi verso la collina sovrastante alla città...
-“Bè, insistette... non vede???”
-“ No...- disse Paddy... cosa dovrei vedere...???”
-“ Ma non la vede la costruzione lì, a meta montagna?”
-“ Quel traliccio – lì ?”



Il dromedario non disse più nulla ma fece discretamente di sì con la testa...
-“ Ma va imbecille! – esclamò Paddy incurante del rischio di denuncia per atteggiamento razzista - Questo è solo il traliccio della teleferica di Cardada... metti gli occhiali! hai visto tanti derrick a casa tua che adesso li vedi dappertutto... Ma va, ma va!!!”
Il dromedario sorrise in modo misterioso:
-“ Tu credi davvero che i banchieri svizzeri siano stupidi?”
-“No, non lo sono mai stati...”
-“Allora tu credi davvero che investirebbero capitali in una teleferica fallimentare?...”
-“ Ma no! – s’indegnò Paddy – questa non è fallimentare, è il fiore all’occhiello della nostra regione!”
-“ Hé, hé, bien joué... – disse il dromedario – quello lo dicono per la copertura ma guarda che sotto... ci sono i pozzi... di greggio... e perché credi che hanno scavato la galleria Mappo-Morettina? ... vedrai che da qua ad un po’ la chiudono soi-disant per lavori... ma in realtà è li che piazzano la stazione di pompaggio e di là direttamente negli oleodotti sotto il Lago e dritto verso le raffinerie di Milano Rho... “
Paddy rimase a bocca aperta! Questa allora!... E poi pensò, ma senza dirlo per non offendere quel nuovo arrivato che non aveva ancora capito come fanno le cose a girare per il verso giusto:
-“ Mah, qui mi sembra che invece di andare in avanti, si va indietro: nei tempi l’oro nero fluiva direttamente nelle banche gia raffinato sotto forma di lingotti gialli ... e adesso si metterebbero a cercarlo grezzo... poco credibile... mah? ”
-“ Eh si, caro mio ... – insistette il dromedario - e la prova che lo so è che sono dei servizi segreti... se no come farei a parlare il francese???”

Paddy si mise a correre come un pazzo: questo doveva comunque raccontarla subito alla Bimba! Oddio Oddio... la Bimba!!!
Quale era gia quell’indirizzo del dentista? Via del sole...già allora pieno Est... Paddy prese la scorciatoia, passò di corsa attraverso il parco del Grand Hotel e corse, corse a perdere fiato e quando vide la macchinina di carta pesta bianca fece una frenata dai quattro ferri ed in uno scivolo acrobatico andò ad appiattirsi all’ombra in mezzo alle  ruote.
Era arrivato in tempo, almeno quello! Adesso gli bastava aspettare che la Bimba uscisse dalla casa del dentista. Non dovette aspettare molto, sentì sbattere la porta automatica e poi il tic tic tic delle scarpettine che avrebbe riconosciute tra duecento mille milioni di tic tic...
Prudentemente strisciò da sotto l’automobile e scodinzolando, guardò la sua Bimba, prima timidamente e poi quando vide che lei iniziò a sorridere egli scodinzolò con entusiasmo anche se era davvero spaventato di vederla distorta con una guancia enorme e tutta rossa e l’altra paralizzata, afflosciata come un ficco troppo maturo che appende lamentevolmente dal ramo prima di spiaccicarsi per terra... Ma Paddy era talmente felice di rivedere la sua Bimba che corse da lei e le saltò in braccio per leccarle scrupolosamente la faccia indolenzita.



-“ Oh, Paddy, Paddy – esclamò la Bimba con la sua mezza bocca sveglia e stringendo appassionatamente Paddy tra le braccia – che bello che sei qui!”
E tra se e se la Bimba pensò:  “ L’amore è qualcuno che ti accompagna dal dentista...”

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